Stiamo Allegri, totoallenatori e l'ultimo valzer della Serie A
Dove eravamo rimasti? Juve campione, Napoli secondo; Inter, Milan, Atalanta (e forse Roma) in lotta per la Champions. Lazio in Europa League; Genoa, Fiorentina ed Empoli immischiati nella lotta salvezza. Già, ma non è solo di questo che si è parlato in settimana. Il valzer delle panchine scatenato dall'esonero di Allegri ha letteralmente occupato tutte prime pagine dei giornali. Ma non è solo Allegri, a ben vedere 15 squadre su 20 stanno cambiando guida tecnica - una tale rivoluzione non si era mai vista. Nel prossimo mese ne sentiremo delle belle.
Juventus e dintorni
Quando tutto sembra silente, scontato e prestabilito, la Juventus ha sempre la capacità di tenere banco ed occupare le prime pagine dei giornali. In genere si parla di finali raggiunte o vinte, di ingaggi di campioni, di nuovi sponsor o magliette. Raramente si parla di esoneri in casa bianconera. E invece questa volta la notizia è clamorosa. Dopo 5 stagioni, altrettanti scudetti, 4 coppe Italia e due supercoppe Italiane, nonoché due finali Champions centrate, la Juve esonera Allegri.
Ma riavvolgiamo il nasto di qualche giorno. Le dichiarazioni di Nedved sono state il preludio di questa inaspettata notizia. Un enigmatico ‘chi vivrà vedrà’ che stona rispetto alla consuetudine comunicativa della Vecchia Signora che mai lascia ad intendere. Allegri nega la crisi, dichiara il suo amore e la voglia di continuare insieme. Passa qualche giorno, l'allenatore incontra Agnelli, arriva l'esonero, decisione sofferta dice il presidente, ma presa.
'Decisione del Club'
Massimiliano Allegri commentando il suo esonero
Gli opinionisti sportivi sono confusi. Cercano spiegazioni, individuano sostituti, condividono confidenze di entourage non meglio specificati e personaggi ben informati. Ma quando si parla di Juve darsi alle speculazioni serve solo a riempire le prime pagine. Di certo, ed incofutabile, ci sono solo due elementi.
Il primo. I motivi della rottura non li sapremo mai. Almeno non nell'immediato futuro. Cosa sia veramente successo, lo sapremo forse tra molti anni, quando in una intervista di fine carriera Allegri deciderà di svelarle i motivi o quando in uno di quei documentari commemorativi Agnelli darà la sua versione. Al momento ogni ipotesi, per essere schietti, è aria fritta.
Il secondo. Se la Juve ha esonerato Allegri è perché ha già non solo individuato, ma anche contattato e trovato un accordo di massima con un nuovo allenatore. La Vecchia Signora non agisce di istinto e non si fa trovare impreparata. Questo è poco ma sicuro.
Chi è costui? E’ evidente che per ragioni contrattuali o sportive non può essere ancora annunciato. La fantasia dei più si è già scatenata. Guardiola (che smentendo ha aumentando i dubbi), il ritorno di Conte (già promesso all’Inter pare), Sarri (incubo per tutti i tifosi partenopei) fino ai nomi più ‘esotici’, Pochettino e Mourinho (Harakiri per Moratti). Potremmo continuare all’infinito (non abbiamo infatti menzionato Inzaghi, Mihajlovic e compagnia cantante), ma la verità (abusiamo di questo termine) è che ogni sportivo, e a maggior ragione se tifoso bianconero, non può che attendere. Nelle prossime settimane tutto sarà più chiaro.
Unica certezza è che lascia uno dei tecnici più vincenti della storia della Juventus e del calcio italiano. Difficile vederlo in Serie A nella prossima stagione. Al netto dei suoi difetti comunicativi spesso condizionati dal suo essere permaloso, Max Allegri è stato un grande allenatore, indiscutibilmente un vincente.
L’esonero di Allegri apre invitabilmente una fase di discontinuità tecnica nella Juventus che qualora si traducesse in una ‘crisi’ di risultati (anche un leggero rallentamento) potrebbe rendere il campionato italiano più competitivo ed interessante. Ma tutto dipende ovviamente anche dagli altri.
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Big in Transition
Se la Juve è in una fase di transizione le altre big non sono da meno. Inter, Roma e probabilmente Milan sono in procinto di cambiare guida tecnica (e non solo).
L’Inter dall’avvento di Marotta in poi è un cantiere aperto. E’ un lavoro discreto ma costante quello del neo-direttore che porta con se l’esperienza acquisita in 30 anni di calcio. Lavora sottotraccia, delinea strategie, sonda, analizza e pianifica.
Non è un mistero che la gestione Spalletti sia sotto esame. L’allenatore toscano è appeso ad un filo. Impossibile la conferma in caso di mancata Champions, ma si può tranquillamente azzardare l’ipotesi che a prescindere dal risultato quella di domenica sarà l’ultima partita alla guida dell’Inter per Spalletti.
L’arrivo di Conte è dato per scontato (ma occhio al colpo di coda della Juventus). Spalletti paga probabilmente più i disastrosi cammini europei e la gestione del caso Icardi che le performance in campionato. In fondo l’allenatore ex-Roma ha sempre raggiunto gli obiettivi minimi. Difficile prevedere il futuro di Spalletti, più facile intravedere quello dell’Inter targata Marotta-Conte, una squadra solida, magari non spettacolare e non necessariamente vincente da subito, ma sicuramente grintosa ed affamata.
A Roma c’è aria di crisi, emotiva e tecnica. L’addio di De Rossi non è stato digerito bene dalla tifoseria, la quasi impossibile chance di centrare la Champions (mentre l’Europa League è matematica) ha ulteriormente inasprito gli animi. Dal punto di vista tecnico, la mancata sostituzione del direttore sportivo dopo l’addio di Monchi (si vocifera in questi giorni di contatti con Petrachi del Torino) ha dato l'impressione che la società fosse disorientata sul da farsi. L'estate romana sarà bollente.
Come se non bastasse, Ranieri, consapevole di essere vincolato ad un mandato a termine, dichiara che la Roma del futuro difficilmente potrà competere per la Champions al limite per l’Europa League. L’atmosfera non è delle migliori. I top players danno l’impressione di avere le valigie pronte, Dzeko e Manolas su tutti. Il dopo Ranieri è un enigma. Si narra di contatti con vari allenatori, nessuno che abbia accettato l'incarico. Tutto lascia sospettare un forte ridimensionamento dei costi, e quindi anche delle ambizioni. Ennesima rivoluzione? Chissà a cosa porterà quessta volta.
Infine il Milan. Anche qui un bel caos. Dal punto di vista tecnico, Gattuso nonostante una Champions ancora da conquistare non è del tutto sgradito alla dirigenza e al pubblico. Tuttavia il suo futuro è incerto come dichiarato oggi da Maldini.
“Il suo operato lo devo valutare in modo freddo. Abbiamo ruoli diversi, non siamo compagni di squadra. L’obiettivo è avere un Milan che torni protagonista"
Paolo Maldini
Parole chiare, ne la devozione ne l’amore per il club salveranno Ringhio. Solo un piazzamento Champions potrebbe dare a Gattuso la certezza della conferma.
Ma Il vero problema in casa rossonera sono i rapporti interni alla società. Gazidis rappresenta il fondo Elliott che controlla il Milan. Il fondo ha un piano ben chiaro su come ridurre i debiti e costi della società in caso di mancati introiti (ad esempio la mancata qualificazione Champions) mentre Leonardo che rappresenta la direzione tecnica della società rossonera vorrrebbe investire per migliorare la rosa e tornare a vincere. Il conflitto tra i due ruoli è evidente, e accende la tensione in società. Leonardo ha dovuto rinunciare a diversi giocatori bloccati per via delle direttive del FPF che Gazidis non vuole violare. La frizione tra i due dirigenti è crescente. Si vociferano le imminenti dimissioni dell’ex dirigente del PSG. Il dato veramente preoccupante è che il Milan, dall’uscita di Berlusconi in poi, non ha trovato continuità: ne dal punto di vista dirigenziale, ne nella guida tecnica e tanto meno nei risultati.
Parlo con il presidente, ma anche no
Gasperini, Inzaghi e Semplici sono tecnici legati da traiettorie simili e da un destino comune. Hanno riportato le loro squadre ad alti livelli (altissimi per Gasp!). Ora è il momento di prendere una breve pausa di riflessione, guardarsi attorno, e fine campionato si incontreranno con le rispettive dirigenze. Solo dopo annunceranno il loro futuro. Ma andiamo nel dettaglio.
La situazione di Gasperini è la più complicata. A Bergamo ha trovato tranquillità e risultati. Quello che non ha trovato (del tutto) è una società che accomodasse le sue esigenze tecniche in sede di mercato. Ha spesso dovuto ovviare lanciando giovani, nonostante ciò ha centrato 3 qualificazione consecutive in Europa (e l’ultima potrebbe avere il sapore Champions).
Futuro? Dovrò parlare con Percassi'
Gianpiero Gasperini
La tentazione di giocare la Champions con la Dea sarebbe forte. Ma le sirene di qualche big sono anche un bel richiamo. Certi treni passano una sola volta nella vita. E Gasp lo sa bene, gli è già capitato. Il treno lo ha colto anni fa, ma l’esperienza all’Inter è stata una delle peggiori della sua carriera. Ora ne potrebbe passare un altro, forse l’ultimo. Un treno che Gasp sa che deve prendere. Champions permettendo.
Per Inzaghi il discorso è abbastanza aperto con un rinnovo in ballo che tarda ad arrivare. Ma è l’allenatore perfetto per la Lazio di Lotito. Poche polemiche e richieste alla presidenza. Ha la capacità di valorizzare la rosa a disposizione riuscendo ad ottenere il massimo risultato possibile. Sotto la sua gestione la Lazio ha sempre centrato la qualificazione in Europa League e sforato un paio di volte la Champions. Inzaghi jr. ha anche portato a casa due trofei: una Super Coppa nel 2017 e una Coppa Italia durante questa stagione. Cosa può allontanarlo? In realtà poco, dato che poche squadre possono offrigli più di Lotito. Escludendo la Roma (per ovvie ragioni), Milan, Inter e Juve sembrano guardare altrove, le altre non sono poi così allettanti. Facile ipotizzare un’altra stagione in bianco-celeste (o al limite un anno sabatico).
Semplici è stato esplicito con la SPAL. Offerte non mancano, ma l’allenatore artefice del ‘Miracolo di Figline’ non disdegnerebbe un’altra stagione a Ferrara, a patto che la squadra sia potenziata e si metta in cantiere la fase 2 del progetto SPAL. Investimenti ed obiettivi che vadano oltre la salvezza. Altrimenti sarà addio.
Infine Mihajlovic. L'allenatore serbo ha compiuto un mezzo miracolo. Ha preso il Bologna in piena zona retrocessione e lo ha portato alla salvezza. Non ha solo vinto, ha anche convinto. Il Bologna ha offerto un bel calcio, ha dimostrato grinta e carattere (mai mancate al Serbo, ma alle sue squadre spesso). E' stata una bella storia sportiva, ma soprattutto un'ottima vetrina per Sinisa dopo gli esoneri di Milan e Torino. Adesso anche lui aspetta, riflette e si guarda attorno. Difficile vederlo a Bologna l'anno prossimo.
Nubi su Genova e Firenze
Sampdoria e Genoa sono in una momento sportivamente e finanziariamente complicato che apre a scenari imprevedibili.
Il Grifone è in grossa crisi di risultati (domenica si gioca la salvezza). Dal punto di vista tecnico da anni c’e’ incertezza. Dalla dipartita di Gasperini (estate 2016) in poi si sono alternati 5 allenatori (il solo Juric è stato chiamato ed esonerato 3 volte!), l’ultimo dei quali, Prandelli, non è riuscito ancora a mettere la squadra in salvo. Come al solito i migliori giocatori sono stati ceduti (ed i sostituti non sono sempre all’altezza), in particolare clamorosa la cessione di Piatek a Gennaio 2019 che ha indebolito non poco la squadra rossoblù.
Dal punto di vista societario sono anni che si ventilano cessioni del club. Ma al momento alla guida resta Preziosi che continuerà a montare e smontare la rosa seguendo le sirene di mercato. La retrocessione potrebbe rappresentare uno spartiacque.
Sul fronte Samp, le cose vanno meglio nonostante non manchino voci di cessiore in casa Doria. Ferrero ha sempre reinvestito, sebbene i suoi detrattori dicano il contrario, i proventi delle plusvalenze. La squadra ha una buona ossatura. Ma ciò non soddisfa a pieno l’ottimo Giampaolo, che ha voglia di misurarsi con obiettivi prestigiosi. Sfiorare l’Europa League non è più soddisfacente, l’ex allenatore dell’Empoli vuole di più e forse ha capito che alla Samp non può chiederlo. Per Giampaolo le offerte non mancano, è un allenatore stimato e in questo valzer d’inizio estate potrebbe esserne uno dei protagonisti.
Infine la Fiorentina. Drammatica la situazione a Firenze. Nonostante la rosa di assoluto valore la Fiorentina non è mai stata in lotta per l’Europa. La gestione Pioli ha mantenuto la squadra in zona di galleggiamento, un onesto centroclassifica che ha fatto infuriare i tifosi. Ma il peggio doveva ancora arrivare. La dirigenza ha dunque optato, in un momento in cui almeno il cammino in Coppa Italia era ancora aperto, per un cambio tecnico: via Pioli dentro Montella.
L’ex allenatore del Sevilla, che dal 2012 al 2015 aveva centrato tre volte il 4’ posto in campionato (all’epoca non valevole per la Champions) e portato i Viola ad un passo dalla finale di Europa League. Ma come si sa, nel calcio come nella vita, i ritorni possono essere inaspettatamente complicati. Il Montella bis (ad oggi) è stato disastroso. 7 partite (compresa semifinale di ritorno di Coppa Italia) 6 sconfitte ed un pareggio. Risultato: Fiorentina in piena lotta per non retrocedere e il progetta Montella praticamente naufragato in partenza. Inutile ipotizzare il futuro. Tutto passa dalla partita di Genova.
Gli altri: Cantieri Aperti e Programmazione Anticipata
Cosa succede in fondo alla classifica?
A Verona è tutto chiaro da mesi. Di Carlo continuerà in B, la squadra verrà ringiovanita (via Sorrentino, Pellissier, Giaccherini ed altri senatori) e si partirà dal campionato cadetto con entusiasmo. Stessa sorte per il Frosinone, retrocesso già da alcune giornate, ma a differenza del Chievo non è ancora chiara quale sarà la guida tecnica. Facile che paghi Baroni.
Capitolo Udinese ed Empoli. I friulani sono già salvi (per classifica avulsa) e possono programmare in serenità la prossima stagione. I Pozzo sono dei fenomeni nell’individuare calciatori talentuosi. Ma hanno dimostrato minori capacità nell’individuare l’allenatore giusto per la squadra. Tudor, è subentrato due volte negli ultimi anni, contribuendo in entrambi i casi a salvare la squadra. La dirigenza lo confermerà?
Ad Empoli invece non tutto ruota attorno alla salvezza. Il presidente Corsi sa bene che in entrambi i casi non gli conviene allontanare (nuovamente) il suo allenatore. In caso di salvezza la riconferma di Andreazzoli sarebbe stra-meritata. In caso di retrocessione, Aurelio è senz’altro l’uomo da cui ripartire. Salvo clamorose offerte da altri club, il matrimonio Corsi-Andreazzoli è destinanto a continuare.
Uniche, Poche Certezze
Nel calcio si sa, la continuità tecnica può essere un vantaggio per un club (almeno sulla carta) e le sole squadre che confermeranno il loro tecnico nella stagione 2019-2020 sono Napoli, Torino, Sassuolo, Cagliari e Parma.
Il Napoli continuerà con Ancellotti. All'ombra del Vesuvio la speranza è duplice: da un lato ci si aspetta una continuità di risultati migliore dalla gestione Ancelotti, e dall’altro che il travaglio post-Allegri possa rallentare il passo della Juve nel prossimo campionato. Qualora effettivamente queste due speranze dovessero concretizzarsi, i partenopei potrebbero nuovamente sognare la lotta scudetto.
A Torino la strategia è chiara. Mazzarri ha fatto un campionato straordinario. Non è bastato però a centrare l’Europa League. Sia Cairo che Mazzarri sanno che un paio di innesti, lasciando invariato il più possibile, potrebbero essere sufficienti per garantire ai granata di centrare l’obiettivo sfiorato.
Parma, Cagliari e Sassuolo confermando D’Aversa, Maran e De Zerbi sanno di essere in buone mani. I sardi ed i ducali aspirano ad un salvezza anticipata, e con la giusta programmazione non è affatto un obiettivo difficile. Il Sassuolo punta a stare dietro le big. De Zerbi offre un ottimo gioco offensivo e le garanzie tecniche per poter far salire il livello qualitativo della squadra. E’ una miscela che può dare ottimi risultati a patto che la squadra sia rinforzata.
Aspettando gli ultimi verdetti della stagione e l'inizio del calciomercato, possiamo già intravedere interessanti prospettive per il prossimo campionato. Una tale quantità di cambi tecnici potrebbe portare una ventata di freschezza e competitività in Serie A.
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